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La Big Machine Rec. a Scooter Brown. A Scott Borchetta circa 300 milioni di dollari e una lite con Taylor Swift…

Taylor Swift (foto STEVE GRANITZ/WIREIMAGE) e Scott Borchetta (foto di FRAZER HARRISON/GETTY IMAGES per SPOTIFY)

La bomba è esplosa domenica 30 giugno, quando è stato reso noto che il fondatore ed amministratore delegato della Big Machine RecordsScott Borchetta, aveva venduto l’etichetta discografica con base a Nashville unitamente al suo archivio, Big Machine Music, al manager delle celebrità Scooter Braun per una cifra non inferiore a 300 milioni di dollari. Già questa era una notizia, dato che tale acquisto rende ora il 38enne Braun (che cura tra gli altri Ariana Grande, Zac Brown Band, Dan & Shay e Justin Bieber) un personaggio di rilievo a Music City. Ma a buttare benzina sul fuoco è arrivata Taylor Swift, la quale – lasciata la Big Machine Records l’anno scorso e traslocata con un nuovo contratto alla Republic Records, controllata della Universal Music Group – se l’è presa con Borchetta per non averle riferito in anticipo della sua intenzione di vendere; il fatto che la casa discografica possieda i “master” dei primi sei dischi di Swift (che tra il 2006 e il 2017 hanno in pratica trasformato la Big Machine nel colosso che è oggi) ha fatto sì che il prezzo di realizzo per Borchetta si facesse molto interessante mentre a Scooter Braun è passato incluso nel pacchetto anche il controllo sui diritti e i futuri guadagni su questi album facendo andare Taylor Swift su tutte le furie.
In un post sul suo profilo di Tumblr, la cantante ha scritto che non solo non le era stata data la possibilità di prelazione sull’acquisto (trattandosi del suo catalogo) ma anche che la notizia le fosse giunta solo quando diventata di dominio pubblico. Swift nello stesso post ha anche definito Borchetta un “prepotente” ed anche di “assillarla tramite gli artisti appartenenti alla sua scuderia”.

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Borchetta afferma di aver mandato il giorno prima dell’annuncio ufficiale della vendita un messaggio a Taylor Swift per avvertirla della faccenda anche se aggiunge che ella potrebbe non aver visto e letto per tempo il testo. «Ad ogni modo» aggiunge Borchetta «suo papà, Scott Swift, è un azionista della Big Machine Records, LLC – la casa madre di Big Machine Label Group e di Big Machine Music, ndr –così come lo è Frank Bell – un dirigente della 13 Management, società che gestisce gli affari di Taylor Swift, ndr – Come tutti gli azionisti» prosegue Borchetta «essi erano stati avvertiti in una riunione del 25 giugno riguardo la vendita pendente con Ithaca Holdings di Scooter Braun e avevano regolarmente votato sulla questione il giorno successivo, 26 giugno. Scott Swift era rappresentato da Jay Schaudies, il legale rappresentante di 13 Management.»
Comunque, al di là di ogni considerazione – inclusa quella che sarebbe effettivamente bastata una telefonata di Borchetta alla Swift e non ci sarebbe neanche stata una notizia da dare – appare evidente che il rapporto tra i due si era via via in questi anni deteriorato. Taylor afferma che aveva più volte chiesto di poter acquistare i suoi master ma l’ex boss della Big Machine Records le aveva in alternativa proposto di siglare un nuovo contratto pluriennale in seguito al quale per ogni nuovo disco che ella gli avesse sfornato le sarebbe stato concesso di tornare proprietaria di un vecchio album. La versione di Scott Borchetta è leggermente diversa: alla firma del nuovo contratto (decennale) egli l’avrebbe fatta tornare da subito nella totale disponibilità del suo intero “patrimonio discografico” passato.
Quale che sia la verità, una cosa è certa: Scott Borchetta fece bingo quando, manager di medio livello della Dreamworks, nel 2005 fiutò il talento di Taylor Swift e se la portò via quando stava per fondare la Big Machine Records ed ha fatto di nuovo bingo settimana scorsa. Tanto di cappello.  
Massimo Annibale

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